(battle report di una battaglia giocata usando il regolamento "Panzergrenadier"…sì, l'unico regolamento con 5 copertine diverse!)
Il tenente Higgins, al riparo di un'alta e fitta siepe che costeggiava la strada interrata, scrutava con cautela la folta vegetazione che delimitava l'altro lato del campo, a meno di 100 metri di distanza."Tenente, noi siamo pronti!"
L'avvertimento lo distolse dai suoi pensieri. Si voltò a sinistra e vide un paio di genieri che si allontanavano rapidamente dal terrapieno svolgendo un cavo elettrico, invece a circa 100 metri di distanza sulla destra il caporale al comando di un'altra sezione di genieri gli confermava con il pollice alzato l'approntamento delle cariche.
"OK, ragazzi! VIA TUTTI!!"
Si allontanò di corsa, tenendosi fermo in testa l'elmetto con la mano.
L'operatore radio lo seguiva trotterellando sotto il peso dell'apparecchiatura.
Arretrarono e si acquattarono dietro la siepe sull'altro lato della strada dove aspettava il resto del plotone.
"Chiama i mortai", disse senza voltarsi , controllò che tutti si fossero messi al riparo, si riempì i polmoni e urlò: "FORZA CON I BOTTI!" Le due cariche brillarono simultaneamente.
I detriti ed i rami strappati dalle esplosioni non avevano ancora smesso di piovere che la fanteria aveva già attraversato la strada, mentre due carri Sherman si affacciavano sferragliando nei varchi aperti nel bocage.
Nel medesimo istante, l'altra estremità del campo, dove presumibilmente erano in agguato i granatieri tedeschi, scomparve dietro un sipario di esplosioni.
Gli americani erano là dietro, non li vedeva ma li sentiva. Eccome se li sentiva.
Se solo avesse avuto a disposizione un paio di mortai, ci avrebbe pensato lui a fargli passare la voglia di far baccano.
Il Feldwebel Moises alzò la testa per cercare di vedere qualcosa. Niente.
Aveva iniziato quattro anni prima in Francia, poi la Russia. E poi, quasi come una vacanza, la Normandia. Ma purtroppo le vacanze erano finite già da un mese.
Diede un occhiata agli uomini della sua squadra. Pur sapendo dov'erano le loro buche fece ugualmente fatica ad individuarli nonostante fossero solo a pochi metri di distanza.
Il bocage era una benedizione. Era una linea di fortificazioni naturali come non ce n'era eguale al mondo.
Di fianco a lui il granatiere Kern controllò per la centesima volta il suo fucile. Era l'ultimo rincalzo che gli avevano spedito: un diciassettenne a cui avevano a malapena spiegato come funzionava un fucile, ed in teoria avrebbe dovuto sostituire un ventunenne caduto dopo 3 anni di battaglie! E doveva anche ringraziare il fatto che almeno la perdita gli era stata rimpiazzata, spesso non arrivava proprio nessuno.
Che silenzio. Si sentiva il leggero picchiettare della pioggia sulle foglie.
Improvvisamente un urlo proveniente dalle linee americane interruppe il silenzio, seguito immediatamente da due esplosioni che sollevarono alte fontane di terriccio.
"ARRIVANO!" l'avvertimento gli uscì istintivamente dalle labbra.
Attraverso il fumo delle esplosioni vide avanzare traballando il muso di due carri, mentre i primi GI americani emergevano a fatica dal bocage gettandosi a terra.
Passarono pochi istanti, talmente pochi che non fece neanche in tempo a imbracciare il mitra.
Preceduto da un breve sibilo, uno schianto vicinissimo lo stordì. In lontananza, ovattata, sentì la sua voce gridare: "ACHTUNG! GRANATENWERFEN!!"
Fu l'ultima cosa che riuscì a fare.
Dopo quattro anni di guerra, dopo averla scampata per un soffio in innumerevoli occasioni, dopo aver visto cadere sempre gli altri, amici e nemici, era arrivato il suo turno.
Con maligna casualità un colpo di mortaio si infilò direttamente nella buca, accomunando la sua sorte di veterano a quella della recluta al primo giorno di combattimento.
"FUORI!! FUORI!!" Il sergente maggiore Ready, al comando della squadra A del 1° plotone fucilieri, si districò imprecando dalla vegetazione, seguito da una mezza dozzina di GI.
Era all'estremità sinistra del campo, davanti a lui le linee tedesche erano nascoste dalla polvere delle esplosioni dei colpi di mortaio.
Aveva una sensazione di deja-vu: ogni giorno la stessa cosa, ogni campo la stessa procedura. L'unica variabile era la presenza o meno dei tedeschi. Stava terminando il breve scatto all'aperto preparandosi a gettarsi a terra quando sentì un colpo alla spalla sinistra che lo fece cadere all'indietro, come se fosse stato urtato violentemente da qualcuno che correva in mezzo alla folla.
"Stavolta mi hanno beccato!"
Non aveva ancora sparato nessuno, probabilmente era stato un cecchino che l'aveva individuato come sottufficiale dal suo gesticolare nei confronti degli altri soldati.
Fissò stupito lo strappo nella manica, ed il tessuto che si stava inzuppando di sangue.
Provò a muovere il braccio, e constatò con sollievo che la ferita non era grave: il proiettile aveva solo scavato un solco nel muscolo...
MALEDIZIONE! Poteva essere un'occasione d'oro! Pochi centimetri più in là e sarebbe stata la più classica delle "ferite da un milione di dollari": trasferimento immediato in Inghilterra, ospedale, e poi qualche impiego dietro una scrivania, oppure ad addestrare le reclute. Invece no, ma adesso il dolore cominciava a farsi sentire.
Si guardò in giro. Gli altri si erano gettati a terra e lo guardavano interrogativamente.
"COSA AVETE DA GUARDARE, IDIOTI!? Forza! Avanti! Riparatevi dietro ai carri!"
Gli Sherman, con i capocarro che facevano capolino dalla botola della torretta, avanzavano lentamente, i cannoni e le mitragliatrici tempestavano la siepe opposta, costringendo i difensori a tener giù la testa.
"Ce l'hai?"
All'interno del carro le urla si sovrapponevano, ognuno che cercava di prevalere sugli altri.
Tutto ciò si svolgeva nel campo sulla destra della strada che era la direttrice di attacco delle squadre A e B del 1° plotone, supportate dai carri Sherman.
A poca distanza dal carro immobilizzato, il secondo Sherman avanzava sferragliando verso le difese tedesche, sparando alla cieca dentro ai cespugli che delimitavano il campo.
"O'Malley, ti hanno preso?" La voce dell'italiano cercava di sovrastare il fragore della sparatoria.
Lo Sherman continuava ad avvicinarsi alle linee tedesche seguito dalla fanteria.
Sullo Sherman immobilizzato, ma che aveva continuato a prender parte alla battaglia, la vista del carro in fiamme rese superfluo qualsiasi ordine.
Infatti i tedeschi non avevano ancora giocato tutte carte della loro mano.
Nel frattempo Higgins, sempre seguito dal marconista, si era spostato sulla sinistra dello schieramento per appoggiare le operazioni della squadra C.
Il tiratore scelto Maier, l'occhio incollato all'oculare del mirino telescopico, muoveva lentamente il fucile mentre scorreva il filare da dietro il quale stavano sparando gli americani.
"Dagli le coordinate…digli di sparare un colpo di aggiustamento così vediamo come va…"
I mortai spararono ancora, il tiro centrato esattamente sull'albero secco che era servito da riferimento per il lanciagranate di Steel.
Nel frattempo, le squadre A e B erano inchiodate dal fuoco delle armi automatiche tedesche.
Dato che i tedeschi l'avevano individuato, Riccio decise che era giunto il momento di spostarsi, e, stando chino per non essere colpito, avanzò rapidamente sempre costeggiando la siepe.
Infatti il sergente Remgain, alla testa degli uomini rimasti, era avanzato lungo la strada tenendo sotto tiro l'incrocio, impedendo così l'affusso di rinforzi tedeschi nella zona coperta dalla squadra C.
Gli americani erano riusciti nel loro obiettivo, ma pagando un costo pesantissimo.
"Jawohl!"
L'Unteroffizier Prien, sdraiato sotto alla siepe, voltò lentamente la testa fino a vedere con la coda dell'occhio l'Oberkanonier Knaut, chino sul cannone controcarro da 75mm.
Gli altri tre serventi erano accovacciati dietro al pezzo, silenziosi, ciascuno con un proiettile in mano.
Il cannone era completamente ricoperto di rami, chiunque ci avrebbe sbattuto contro prima ancora di riuscire a vederlo.
"Bersaglio: carro armato a metri 100." Prien sussurrava, quasi come se avesse avuto paura di essere sentito dai carristi.
Un istante di pausa.
"FEUER!!"
Il cannone rombò istantaneamente, rinculando con violenza, e si vide un lampo tra i cingoli dello Sherman più lontano, mentre la ruota di rinvio schizzava via come un proiettile.
"PRESO!" ma l'urlo era di disappunto. Il carro percorse ancora qualche metro, e sfortuna volle che il cingolo funzionante ne causò la rotazione proprio nella direzione del cannone.
Gli artiglieri ricaricarono il pezzo, tenendo d'occhio il carro e aspettandosi di vedere l'equipaggio saltare fuori da un momento all'altro: nessuno era così pazzo da rimanere sotto tiro su un carro immobilizzato.
Nessuno? A quanto pare qualche americano era sufficientemente pazzo...
"FUORI! CI HANNO PRESO!"
"SIAMO FERMI! FUORI, PRESTO!"
"SPARA! SPARA, DANNAZIONE!"
Il capocarro dava dei pugni poderosi sull'elmetto del puntatore, mentre sparava calci terrificanti nelle scapole del pilota e del mitragliere/marconista per evitare che abbandonassero i loro posti.
"SPARA! HAI CAPITO? SPARA!"
Finalmente, senza sapere cosa stava facendo, il puntatore tirò il grilletto.
Lo schianto della cannonata stordì l'equipaggio e riportò una parvenza di calma all'interno del carro.
Il colpo, sparato alla cieca in direzione della minaccia, si rivelò devastante.
La granata esplose nelle immediate vicinanze del cannone, uccidendo sul colpo due artiglieri.
I sopravvissuti erano stati scaraventati a terra, laceri e storditi.
Solo ed esclusivamente grazie alla fortuna, l'anticarro non era più un problema per gli americani.
Invece, al limitare del campo alla sinistra della strada era appostata la squadra C, insieme ad una sezione mitraglieri ed un team armato di bazooka.
Mentre dall'altra parte infuriava la sparatoria, lì la situazione era ancora tranquilla.
I fucilieri erano ben al riparo e tenevano sotto tiro la siepe a poco più di 50 metri di distanza.
Al comandante di squadra, sergente Remgain, sembrò di vedere qualche movimento lungo la strada, sulla destra, nella zona che era stata colpita dal fuoco dei mortai.
"Riccio, O'Malley, uscite in esplorazione. Voialtri copriteli."
Se anche non avesse precisato uno dei due nomi, l'abbinamento era implicito ed automatico. L'italiano e l'irlandese facevano coppia fissa, anche se esteriormente non perdevano occasione per punzecchiarsi e sminuirsi l'un l'altro. Ciò che li legava, ancor più che l'amicizia, era la fiducia.
Remgain lanciò una granata fumogena, per coprire i suoi uomini mentre abbandonavano il riparo.
I due soldati scattarono all'aperto. Era loro intenzione mantenersi al coperto della siepe fino al bivio, e poi sporgersi per prendere d'infilata la strada in si cui erano fortificati i tedeschi che stavano dando filo da torcere ai loro amici sulla destra.
Improvvisamente dalla siepe opposta si udì il rumore caratteristico di una mitragliatrice MG42: un "brrrrr" ininterrotto, così diverso dal "tatatata" cadenzato delle mitragliatrici americane.
Alla prima MG se ne unì ben presto una seconda.
O'Malley cadde di schianto, mentre Riccio si lanciò a terra in un piccolo fosso.
La battaglia era iniziata anche lì.
La prima buca che incontrò era occupata dai cadaveri di Moises e Kern, la seconda invece era vuota mentre avrebbero dovuto esserci il tiratore della mitragliatrice leggera MG42 ed il servente.
"Fuggiti!" pensò Steiner mentre proseguiva verso le altre buche dove radunò, più o meno malconci e terrorizzati, gli altri componenti della squadra.
"Dov'è Stiebing? L'avete visto?"
"Era isolato nella buca al di là della strada. Quando è finito il bombardamento non l'abbiamo più visto"
"Siamo messi bene..." pensò ironicamente Steiner "Abbiamo già avuto due morti e tre dispersi, e non abbiamo ancora sparato un solo colpo."
In quel momento, dalle retrovie sbucarono i componenti dell'ultima squadra del plotone, al comando del Feldwebel Mueller che, vista la situazione, impartì i primi ordini: "Steiner, ritorna alle tue posizioni a tenere la linea dei filari, noi ci piazziamo qui a difesa del bivio."
I soldati si allontanarono, scomparendo alla vista dietro la curva della strada.
All'estremità destra, proprio di fianco alla postazione dell'anticarro distrutto, una mitragliatrice iniziò a sparare brevi raffiche contro i soldati americani che si gettarono immediatamente a terra.
Tutti eccetto uno.
Un soldato si fermò sotto il fuoco, rimanendo impietrito a guardarsi con aria incuriosita la gamba maciullata. La seconda raffica lo prese in pieno. Era la prima perdita americana.
"PRESTO! CHIAMA I MORTAI!" urlò il tenente Higgins rivolto all'operatore radio, che si mise immediatamente in contatto con la batteria trasmettendo le coordinate.
Pochi secondi dopo una salva di granate trasformò in un inferno il riparo da cui avevano sparato il controcarro e la mitragliatrice.
Per poco non si ripeterono le conseguenze della prima salva: infatti un granatiere rimase gravemente ferito, ma l'intervento provvidenziale dell'infermiere lo salvò dalla morte, ed il comandante della squadra, Unteroffizier Peiper, venne ferito alla schiena da una scheggia di legno sparata via da una pianta. Se non avesse avuto il tascapane e il telo mimetico arrotolato ad attutire il colpo, la scheggia avrebbe sicuramente provocato danni più seri.
I mortai comunque avevano definitivamente segnato la sorte dei serventi del controcarro. Solo uno sopravvisse...dopo aver gettato via l'elmetto in una crisi di terrore si voltò e corse a perdifiato, dirigendosi verso le linee tedesche.
"Ti sarebbe piaciuto, eh? Sì, mi hanno preso, ma ci vuol ben altro per fermare un irlandese!"
"Peccato! Speravo proprio ti avessero finalmente preso!" Urlò Riccio, ma il tono di voce tradiva un grande sollievo.
Nel frattempo anche il fuoco della mitragliatrice americana spazzava le linee tedesche. I nastri di proiettili si esaurivano uno dopo l'altro.
Ma i granatieri, acquattati nelle loro buche, non venivano impensieriti più di tanto dal grandinare dei proiettili, e ribattevano colpo su colpo.
Il caporale McDowell, sbirciando cautamente, cercava di individuare da dove stesse sparando la mitragliatrice tedesca. Ogni tanto il miagolio dei proiettili di una raffica pericolosamente vicina lo costringeva precipitosamente da accucciarsi dietro al terrapieno che lo riparava. Poi finalmente la vide, il movimento di un servente che sostituiva la canna, surriscaldata dal prolungato scontro a fuoco, non riuscì ad essere celato dalla mimetizzazione.
Si rivolse immediatamente ad un soldato armato di lanciagranate.
"Steel, è alla base di quell'albero mezzo rinsecchito! Cerca di fare un bel lavoro!"
"Ci penso io, Mac!"
Il primo tiro fu corto e servì solo a far abbassare la testa ai mitraglieri, ma il secondo fu apprezzabilmente più preciso, ed un servente cadde, ferito a morte.
Anche gli uomini al comando del sergente Remgain stavano sparando a più non posso, e i difensori dovettero ripararsi tra gli schiocchi dei rami spezzati e gli zampilli di terriccio sollevati dalle pallottole americane.
Il Gefreiter Bosmann si sporse dalla sua buca regolando l'alzo del Panzerschreck, la versione potenziata tedesca del bazooka; l'effetto dell'uniforme sporca, del viso impiastricciato di fango e delle frasche applicate all'elmetto lo facevano sembrare un tutt'uno con il terreno stesso.
Alle sue spalle il servente, anch'egli quasi invisibile, gli diede silenziosamente una pacca sulla spalla per segnalare che il razzo era caricato correttamente, pronto per essere sparato.
Entrambi trattennero il respiro, mentre Bosmann prendeva la mira.
Lo Sherman immobilizzato era sicuramente un bersaglio più facile, ma questo che si avvicinava ruggendo era più pericoloso.
Passarono pochi interminabili istanti, poi tirò il grilletto chiudendo il contatto elettrico.
Il razzo partì verso il carro con un sibilo, lasciandosi dietro una breve scia di fuoco e si schiantò contro la corazza dello scafo, perforandola.
All'interno del carro, il getto di metallo incandescente colpì le munizioni facendole esplodere con un boato.
"ABBANDONATE IL CARRO! FUORI!"
I cinque uomini dell'equipaggio spalancarono i portelli e schizzarono all'aperto, saltando giù dal carro mentre i proiettili delle armi automatiche li inseguivano, rimbalzando sulla corazza tutto intorno a loro.
Correndo, strisciando, inciampando ed imprecando, riuscirono a porsi al riparo della strada interrata, da cui erano partiti solo pochi minuti prima.
Appena in tempo. Il Panzerschreck, dopo aver ricaricato, prese di mira il carro ormai abbandonato e lo distrusse con un colpo preciso nella torretta. Era una prassi comune dei tedeschi, per evitare il recupero dei carri danneggiati da parte dell'efficientissimo servizio riparazioni dell'esercito americano.
I tedeschi avevano perso il cannone controcarro…ma gli alleati non avevano più alcun carro a loro disposizione.
La partita era ancora aperta.
Al riparo di un bunker di tronchi, il tenente Berger stava girando furiosamente la manovella del telefono da campo.
"Pronto? PRONTO!? Maledizione…Pronto!"
Proprio mentre stava iniziando a pensare che le salve di mortaio avessero tagliato il cavo telefonico, la batteria nelle retrovie rispose.
"Pronto! Sono Berger! Presto: fuoco sul punto preregistrato! Presto!"
Ascoltò in silenzio il comandante della batteria di mortai che lo informava che stava cercando di esaudire tutte le richieste del battaglione, ma che non poteva garantirgli più di una salva: le munizioni si stavano esaurendo.
Sconfortato, riappese il ricevitore e tornò a guardare dalla feritoia.
La fanteria americana era proprio lì, giusto nel punto già comunicato alla batteria e una salva in quel momento avrebbe avuto un effetto disastroso.
Sorprendentemente, la sua richiesta venne esaudita proprio in quel momento.
I colpi caddero fischiando ma l'effetto delle schegge fu attutito dal terreno molle in cui affondarono prima di esplodere.
I GI, disorientati ma illesi, si gettarono a terra, incitati invano dalle urla dei sottufficiali.
Con una mano spostò una fronda che gli impediva la visuale delle linee tedesche.
Quel movimento attirò l'attenzione di qualcuno…
Aveva già individuato un paio di bersagli, soldati che sparacchiavano preoccupati più di non farsi colpire che di prendere la mira. Non gli interessava quel tipo di prede, oltretutto ogni sparo poteva rivelare la sua posizione, e non valeva la pena di farsi beccare per aver colpito un fantaccino.
Aveva finito di osservare, e stava già per iniziare un'altra passata, quando notò un movimento, proprio al limite del limite visivo del cannocchiale.
Si immobilizzò.
Quello non era un soldato semplice, quello era uno che sapeva cosa stava facendo.
Lo vide che parlava, che si voltava, che osservava con il binocolo, che parlava ancora, questa volta indicando: un ufficiale.
Il reticolo del mirino si centrò sul volto dell'americano.
Higgins fece per alzarsi da sdraiato, ma la cinghia del binocolo si era impigliata in una radice e ne interruppe bruscamente il movimento, proprio mentre si sentì un secco rumore metallico, come se qualcuno avesse picchiato una martellata sull'acciaio dell'elmetto.
Higgins cadde, mentre il marconista lo afferrò per il cinturone e lo trascinò al riparo.
"Come va?" chiese preoccupato.
Higgins non rispose, respirando affannosamente sedette con la schiena appoggiata ad un tronco e si tolse l'elmetto.
Entrambi rimasero in silenzio a fissare la striscia di luccicante metallo nudo: la firma del proiettile del cecchino.
I granatieri abbassarono la testa, stringendosi al riparo delle buche.
Approfittando della copertura, O'Malley rientrò zoppicando nelle retrovie e scomparve allo sguardo di Riccio.
Questi rimase sdraiato, guardandosi in giro. Stava per rientrare anche lui quando udì delle voci parlare in tedesco proprio dall'altra parte della siepe!
Incapace di resistere alla curiosità, cautamente Ricco sbirciò, e vide che era proprio in corrispondenza del bivio. Ed il bivio era difeso da diversi Jerry, ciascuno ben riparato nella sua buca, eccetto uno che era in piedi in mezzo al bivio, e gesticolava proprio come un vigile urbano.
Riccio appoggiò il fucile, sfilò una bomba a mano dall'occhiello della cintura, tolse il nastro adesivo con cui tutti si assicuravano da un inopportuno sgancio della sicura, rimosse la sicura e lanciò la granata oltre la siepe appiattendosi a terra.
Ci fu uno schianto secco, e quando la polvere si diradò, vide che il "vigile" adesso era sdraiato a terra, però sembrava illeso.
Stava ancora guardando quando vide nettamente due granate che volavano fuori dalle buche e scavalcavano con un'arcuata traiettoria la siepe che gli forniva riparo.
Gli scoppi lo rintronarono, ma per fortuna erano state lanciate a casaccio e non gli avevano procurato alcun danno.
Intanto i tedeschi stavano rimettendo il naso fuori dalle buche.
Imbracciò il fucile e lo puntò verso un elmetto che si stava sollevando lentamente.
Sparò nell'istante in cui apparvero gli occhi.
Vide nettamente la nuvoletta di polvere causata dal proiettile che sfiorava i sacchetti di sabbia messi a protezione della postazione, prima di finire la sua corsa precisamente sotto il bordo dell'elmetto.
I tedeschi furono presi di sorpresa, anche perché altri americani, al comando del sergente Remgain, stavano avanzando cautamente lungo la strada, coprendosi l'un l'altro.
Come succedeva spesso indipendentemente dalla nazionalità, il coraggio di un singolo uomo era indispensabile per far pendere la bilancia in modo decisivo.
Rispondevano colpo su colpo, ma solo il mortaio da 60mm era stato capace di coprire l'avanzata americana all'estremità sinistra del terreno.
Nel frattempo si era unito a lui il soldato Clay.
Avevano percorso solo qualche metro, quando sentirono sparare pochi metri più avanti.
Si immobilizzarono.
Qualche altro sparo,proveniente dal folto della siepe, li aiutò a stimare meglio la posizione della postazione tedesca.
Riccio si rivolse a Clay, il dito sulle labbra per raccomandare il silenzio.
Poi entrambi sfilarono le baionette e le inastarono sui fucili.
Con un urlo bestiale balzarono in piedi e saltarono nella buca, difesa da un granatiere tedesco.
Questi, evidentemente non alle prime armi, nonostante fosse in inferiorità numerica riuscì a rintuzzarne l'assalto quanto bastava affinchè un suo camerata lo potesse raggiungere per aiutarlo.
Ora il combattimento si era suddiviso in due furiosi corpo a corpo, e si risolse in parità: Riccio era riuscito ad eliminare il suo avversario, ma Clay era morto. Reduci da una drammatica eliminatoria, i due vincitori si avvinghiarono cercando di sopraffarsi, e Riccio vinse ancora.
Esausto, tremante dalla tensione, Riccio osservò i tre morti che giacevano nella buca, e decise che ne aveva avuto abbastanza. Abbandonò il riparo e rientrò verso le sue linee, dove non trovò nessuno.
Ancora pochi metri e l'incrocio cadde in mano americana.
I granatieri a presidio della linea di difesa principale tedesca, sotto la minaccia di venire presi sul fianco, e pressati sul fronte dagli uomini della squadra A, si riorganizzarono e si ritirarono in buon ordine su altre posizioni preparate.
E il giorno seguente la partita sarebbe ricominciata…
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